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Come la risposta immunitaria alle infezioni innesca l’encefalite dei gangli della base attraverso il danneggiamento della Barriera Emato-Encefalica (o BBB, Blood Brain Barrier)

Nei prossimi minuti sveleremo cosa hanno dimostrato le nuove ricerche sulla natura dell’encefalite autoimmune ed altri disordini del SNC. Queste ricerche mostrano la necessità di una diagnosi e trattamento precoci per questa popolazione complessa di pazienti.

L’Encefalite Autoimmune (o AE, Autoimmune Encephalitis) è un gruppo di disordini autoimmuni del SNC ( o CNS, Central Nervous System) che si presentano quando il sistema immunitario attacca inappropriatamente il tessuto cerebrale, inducendo sintomi neurologici e/o psichiatrici.

L’Encefalite Post Infettiva dei Gangli della Base (o BGE, Basal Ganglia Encephalitis) è un sottogruppo dell’Encefalite Autoimmune (o AE, Autoimmune Encephalitis) innescata da infezioni, sia batteriche che virali e fungine.

La BGE è caratterizzata dall’inizio acuto e improvviso di disordini del movimento e/o di sintomi psichiatrici. I Gangli della Base sono un gruppo di strutture cerebrali interconnesse, associate a funzioni regolatorie quali quelle del movimento, delle risposte cognitive ed emozionali e quelle dell’apprendimento.

I disordini dei Gangli Basali includono la Corea di Sydenham, la PANDAS (Pediatric Autoimmune Neuropsychiatric Disorder associated with A Streptococci) e la PANS (Pediatric Acute Neuropsychiatric Syndrome).

Come fanno ripetute infezioni a condurre all’encefalite postinfettiva dei gangli della base?

Ripetute esposizioni ad agenti infettivi, come ad esempio quelle da Streptococco Beta-Emolitico di Gruppo A, inducono l’organismo a lanciare una risposta immunitaria; il corpo produce degli anticorpi per combattere l’infezione. Tuttavia alcuni pazienti producono degli anticorpi conosciuti come “autoanticorpi” che attaccano le cellule cerebrali sane dell’ospite.

Il meccanismo attraverso il quale questi anticorpi entrano nel cervello non è stato del tutto compreso, ma nuove ricerche sui modelli murini stanno probabilmente fornendo una risposta.

Studi recenti su topi e umani hanno dimostrato che ripetute infezioni streptococciche sulle membrane delle mucose delle alte cavità nasali portano ad un accumulo di linfociti Th17 e Th1 in questo tessuto. I linfociti Th17 e Th1 sono cellule pro-infiammatorie presenti comunemente in molte malattie autoimmuni. Queste cellule causano una risposta immunitaria sbagliata che colpisce le cellule sane dell’ospite.

Studi sui topi suggeriscono che le cellule Th17 possono viaggiare attraverso il nervo olfattivo dal naso al cervello. Una volta penetratevi, le cellule Th17 rilasciano citochine infiammatorie, proteine necessarie alla comunicazione fra le cellule immunitarie. Queste citochine stimolano successivamente cellule specializzate del SNC, la cosidetta “microglia”, a rilasciare le loro citochine pro-infiammatorie. In seguito le citochine rilasciate dalle cellule Th17 e le cellule della microglia innescano la rottura della Barriera Emato-Encefalica BEE (o BBB, Blood Brain Barrier).

La BEE è una barriera semipermeabile altamente selettiva a cellule specializzate conosciute come “cellule endoteliali” che delimitano i vasi capillari del cervello e prevengono l’entrata indiscriminata di molecole all’interno dello stesso.

Le molecole infiammatorie causano la rottura della Barriera Emato-Encefalica in due modi:

  1. Danneggiano le giunzioni serrate (o TJ, Tight Junctions) presenti fra le cellule endoteliali. Le proteine delle Tight Juntion tengono adese le cellule endoteliali della BEE e prevengono il trasporto di molecole dal sangue al cervello;
  2. Il secondo modo è l’incremento della “transcitosi” o trasporto di molecole attraverso le cellule endoteliali e l’entrata nel cervello. Il danno alle giunzioni serrate e l’incremento della transcitosi endoteliale permettono agli autoanticorpi circolanti nel sangue, di entrare nel cervello, dove possono causare danno.

Ripetute infezioni streptococciche intra-nasali non trattate portano alla produzione, in un sottogruppo di pazienti, di autoanticorpi che possono colpire il cervello. In più queste infezioni innescano una risposta poderosa delle cellule Th17 nel naso o in altre parti del corpo dove sono allocati i batteri, come la gola, le tonsille, le adenoidi, la pelle o l’area perianale, in modo da combattere l’infezione.

Studi sulla bocca hanno dimostrato che i linfociti Th17 giocano un ruolo chiave nel passaggio degli autoanticorpi attraverso la Barriera Emato-Encefalica, dove interferiscono con le funzioni neuronali una volta penetrate nel cervello. Questo può condurre all’insorgenza improvvisa di sintomi neurologici e/o psichiatrici associati a disordini da encefalite dei Gangli della Base.

Alcuni bambini e adulti sono probabilmente geneticamente suscettibili all’autoimmunità, il che potrebbe spiegare perché alcuni sviluppano l’encefalite post-infettiva dei Gangli della Base (BGE) dopo infezioni da streptococco beta-emolitico di gruppo A – un’infezione molto comune – mentre altri no.

Con l’identificazione dei linfociti Th17 quali maggiori responsabili del danno alla Barriera Emato-Encefalica dopo ripetute infezioni nel topo, gli studi in corso stanno esaminando il ruolo delle cellule Th17 negli umani affetti dall’encefalite post-infettiva dei gangli basali.

Nel caso in cui la risposta Th17 mediata venisse trovata anche nell’uomo, le opzioni per migliorare la diagnosi e la terapia dei disordini dei Gangli della Base potrebbero includere il test del liquido cefalo-rachidiano e il sangue dei pazienti affetti per ricercare le citochine pro-infiammatorie che indicherebbero una risposta Th17, utilizzando inoltre una risonanza magnetica nucleare dinamica con contrasto per individuare il danno alla Barriera Emato-Encefalica durante le ricadute della malattia e ricercare il ruolo delle cellule Th17 nei pazienti che soffrono di disordini post-infettivi dei gangli della base.

Le scoperte sui topi hanno indicato che vi è una comunicazione precedentemente ignota tra il sistema nervoso centrale e l’immunità cellulare adattiva. Questo può aiutare a capire quanti altri disordini autoimmuni si sviluppano similmente, come la sclerosi multipla, la neuromielite ottica, l’encefalite acuta disseminata e l’encefalite NMDAR. In più, queste scoperte supportano la necessità di una identificazione precoce dei casi di Encefalite dei Gangli della Base e il ruolo critico di terapie immunomodulatorie del disordine per il loro trattamento.